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      La sola cosa essenziale, che non si trova che abbiano i Romani adottata, consiste nella Legge, che concerne i debiti; ma eccetto ciò erano altronde i medesimi usi, le superstizioni medesime, senza omettere tampoco quella di porre nella bocca del morto una moneta per Caronte, ed un pezzetto di focaccia pe'l Cerbero.
      Sotto i Re ed i primi Consoli i Romani inumavano i morti, benchè ciò sempre non si facesse; ma la costumanza di bruciarli prevalse nel tempo il più florido della Repubblica, e durò fino agli ultimi anni degli Antonini. Prima di farlo bruciare involto nella tela di asbesto si poneva al Cadavere un anello in dito, quando ancora il morto non fosse stato dei qualificati per poterlo portare.
      All'effetto di bruciare il Cadavere s'innalzava un rogo in forma d'altare, o di torre, costruito di legna assai combustibili, intorno al quale si mettevano dei cipressi. In cima al rogo acconciavasi il corpo morto, che si bagnava de' più preziosi liquori; ed i parenti più prossimi vi appiccavano il fuoco rivolgendosi indietro. Sul rogo si gettavano pure gli abiti i più ricchi del morto, e così le sue armi: i parenti tagliavano i capelli del defonto, e gli buttavano parimente in sul rogo. Mentre che il Corpo bruciava, si spargeva sovente del sangue umano davanti al rogo medesimo: da principio s'uccidevano dei prigionieri di guerra o degli schiavi, ed in seguito una specie di Gladiatori detti Bustuarii. Allorchè il corpo era bruciato del tutto, si estinguevano le fiamme o col vino o coll'acqua, ed i parenti del morto rinchiudevano le di lui ossa e le ceneri dentro di un'urna, ove mescolavano fiori e liquori odoriferi.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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