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      Al momento in cui doveva uscire della casa paterna per entrare in quella dello Sposo, gettavasi nelle braccia di sua Madre, o di una sua più prossima Parente, dalla quale poi veniva staccata con una specie di violenza, affinchè non sembrasse che ella si fosse annoiata dello stato suo di Fanciulla. Allorchè era giunta alla porta della casa dello Sposo, che trovava ornata di tappeti e di fiori, le domandavano chi ella fosse, ed essa rispondeva al marito: Dove voi sarete Cajo, io sarò Caja, vale a dire, ove voi sarete Padrone, e Padre di Famiglia, io sarò Padrona, e Madre di famiglia. Esse rispondevano tutte con la medesima formula, non essendo loro permesso di dire i lor propri nomi. La porta era ornata per man dello Sposo di strisce di lana unte d'olio, o di grasso di porco, o di lupo, perchè si credeva così di deviare dalla medesima i malefizj. La maritata non toccava la soglia della porta, ma si faceva passar sostenuta sollevata da terra; e quando era in casa, le si davan le chiavi per farle intendere, che ella doveva aver cura dell'interno della famiglia. In tutte queste cerimonie, egualmente che nel convito delle nozze, non si udivano che canzoni, e voci di gioja, e sovente ripetevasi il nome di Thalassjus, perchè questo Romano aveva felicemente, e per lungo tempo vissuto con sua moglie, che era stata del numero delle Sabine rapite (V. Camilla, Camera, Confarreatio, Divorzio, ec.)
      MATRONALI (Le Feste) Si celebravano in Roma alle Calende di Marzo, per onore di Marte, e per conservar la memoria delle Matrone, che avevano fatta cessare la guerra tra i Romani e i Sabini.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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