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      Non rimase più in campo, per Don Carlos, che Cabrera, contro il quale Espartero potè rivolgere il meglio delle sue forze. Dopo aver fatto trucidare 500 prigionieri presi alla battaglia di Majella, e fatti fucilare tutti gli ufficiali che avevano aderito alla conciliazione col governo madrileno, Cabrera, incalzato da tutte le parti da forze preponderanti, riparò in Francia con 8000, uomini, che dovettero consegnare le loro armi alle autorità francesi.
     
     * * *

      Questa guerra era durata sei anni, seminando dovunque il suo passaggio di rovine, di stragi e di miserie, senza aver dato al popolo, che ne aveva sopportato gli immensi danni, la coscienza dei suoi veri mali, e senza aver prodotto un generale, che non considerasse la Spagna, come un proprio feudo, destinato a dargli in perpetuo gloria, onori e ricchezze.
      Quando non ebbero più nemici in campo essi fecero della politica la base delle loro operazioni; e cominciò per la Spagna il governo dei generali. Espartero, divenuto popolarissimo nell'esercito, si proclamò da sè stesso reggente; battè i generali moderati che avevano innalzato la bandiera della rivolta a Pamplona (1840); bombardò Barcellona, dove (1842) il partito repubblicano, appoggiato da alcuni ufficiali, aveva proclamato la Repubblica; sciolse due volte in cinque mesi le Cortes, finchè (1842) fu vinto egli stesso da una coalizione di moderati, di progressisti e di repubblicani.
      In quell'anno la regina Isabella fu dichiarata maggiorenne.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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