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      Da quell'istante il movimento nazionale in Italia non ebbe più tregua, e nessuno più dubitò della vittoria finale.
      Feste popolari per celebrare le ottenute franchigie, nelle quali davansi la mano uomini di tutte le classi, avvennero tra il 6 e il 12 settembre a Pisa, a Livorno, a Firenze. In quelle feste fu per la prima volta inalberata la bandiera tricolore, simbolo dell'unione italiana.
      Il 29 settembre il granduca nominava un ministero liberale con Ridolfi e Serristori.
      In Piemonte, uomini fino allora alieni dalla politica, si fanno caldi propugnatori di riforme; perfino i comizi agrari risuonano di voti per la libertà e l'indipendenza d'Italia.
      Il 30 settembre, una dimostrazione in Genova di trentamila persone in onore di Pio IX, passando sotto le finestre dell'ambasciata austriaca, gridò ad una voce: Abbasso gli austriaci! Viva Pio IX! Abbasso i gesuiti! Il re Carlo Alberto, ch'era in Genova e che aveva risposto con sorriso promettente alle acclamazioni della folla entusiasmata, ne ebbe spavento. Così avvenne che, invece di precedere, nella politica liberale, gli altri principi d'Italia, prese esempio da essi, egli che amava atteggiarsi a primo campione dell'indipendenza d'Italia.
      Nel Napoletano e nella Sicilia l'effetto prodotto dall'avvenimento di Pio IX, creduto redentore politico d'Italia, non fu minore che nelle altre regioni. Ma là il cupo dispotismo di Ferdinando Borbone non consentendo di neppur chiedere per vie legali franchigie politiche, si tornò alle congiure.
      Un'insurrezione tentata a Reggio non ebbe fortuna.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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