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      A questo fine, e ad infiammare gli animi al pensiero di vincere o di morire, si chiamarono in aiuto il romanzo e la storia, la poesia e la musica; si ricordarono le epiche lotte della libertà nei tempi antichi e nei moderni; i Vespri siciliani e la lega Lombarda; Ferruccio e Balilla; Washington e la guerra degli spagnuoli contro gli eserciti di Napoleone I; la resistenza dei greci contro i turchi e le recenti prodezze della legione di Garibaldi nella difesa di Montevideo.
      Allo stesso scopo fu celebrata con concorso di centinaia di deputazioni la battaglia di Gavinana sul colle medesimo dove Ferruccio aveva combattuto ed era morto da eroe.
      Negli Stati romani e in Toscana, dove simili dimostrazioni si potevano fare liberamente, il popolo messo a contatto dei cittadini più colti, si formava da sè medesimo un abito di disciplina, che è quasi sempre arra di vittoria per le conquiste civili. Nessuno era designato capo, e tutti obbedivano.
      L'opinione pubblica, divenuta moralmente sovrana, dettava, senza averne l'aria, le sue volontà ai governi; e questi, davanti a così grande concordia di aristocrazia, di borghesia e di popolo, comprendendo che ogni loro resistenza sarebbe stata vana, facevano di necessità virtù, ratificavano e sanzionavano le decisioni della cittadinanza.
      In due anni di vita pubblica l'Italia aveva dato tali prove di serio patriottismo e di senno politico, che ne furono grandemente meravigliate le nazioni più abituate all'esercizio della libertà, l'Inghilterra e la Francia.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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