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      Il re scese, pallido e vacillante, colla regina ai fianchi: aveva il cappello in testa e fu obbligato a levarlo.
      Lo spettacolo di quei trucidati era spaventoso; gli occhi vitrei, il viso contorto, esprimente gli spasimi degli ultimi istanti, gli uni col cranio aperto, o con rotte le mascelle, altri col petto squarciato o le membra recise, tutti colle ferite scoperte.
      V'erano fra quei feriti uomini di tutte le età; in maggior numero giovani di vigoroso aspetto. Di molti, i compagni che li avevano là portati sulle bare dicevano i nomi, a cui talvolta aggiungevano la condizione di famiglia e le circostanze fra le quali l'uccisione era avvenuta. Per es.: «Padre di cinque (o di più o di meno) figli.» - «Massacrato sulle barricate, dopo cessata la resistenza.» - «Trucidato senza pietà, dopochè si era arreso.»
      La regina era svenuta alla prima vista di quei cadaveri; il re non rimase a quel martirio che brevi istanti, ma saranno stati terribili.
      Ah! se i principi reggitori di Stato potessero avere sempre davanti agli occhi lo spettacolo dei trucidati, vittime della loro politica, quanto migliori sarebbero le sorti dei popoli!
      Facendo di necessità virtù, Federico Guglielmo non volle più lesinare nelle concessioni. Promulgò un'incondizionata amnistia a tutti i condannati per reati politici e di stampa. L'esempio fu seguito da tutti gli altri Stati tedeschi, e così gli esuli antichi e recenti, repubblicani e socialisti, poterono far ritorno in patria, e cooperare più attivamente al movimento, qui democratico, altrove nazionale, nei diversi Stati di Germania.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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