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      La natura di questo popolo mi sembra quasi per incanto trasformata: il fanatismo ha invaso ogni età, ogni ceto, ogni sesso».
      Di «direttori militari» venuti dall'estero non ce n'era neppur uno; il «fanatismo» che tutti aveva invaso, non era che il ben maturato e fermo proposito di finirla a qualunque costo colla dominazione austriaca.
      22 marzo.
      Al mattino del quinto giorno un avviso del Municipio diceva: «L'armistizio offerto dal nemico fu da noi rifiutato, ad istanza del popolo che vuol combattere»; poi aggiungeva: «Questo annunzio vi vien fatto dai sottoscritti, costituiti in governo provvisorio, che reso necessario da circostanze imperiose e dal voto dei combattenti, vien così proclamato». Intendevano come voto dei combattenti la lista dei nomi ch'era stata preparata all'alba del 18 dai promotori dell'insurrezione in casa del De Luigi.
      Vedendo in molti di quei nomi i figli o i nipoti di patrizi che nel 1814 avevano chiamato gli austriaci in Milano, Carlo Cattaneo già presagiva nulla di bene pel futuro; ma eccitato a prendere egli la direzione del movimento con uomini più risoluti, non volle; neppure si prevalse di esser membro del Comitato successo al Consiglio di guerra, per volgere all'insurrezione tutte le energie di cui il popolo era allora animato. Dopo dieci giorni si ritirò da ogni ufficio, appunto perchè non aveva fiducia negli uomini del Governo provvisorio, nè in Carlo Alberto, chiamato a capitanare la guerra di liberazione.
      In realtà in quei giorni Cattaneo aveva fatto più di quanto l'indole sua e la natura dei suoi studi comportavano.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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