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      Se dopo avere prevenuto il nemico sulla sua linea di ritirata, nel modo qui accennato, si fosse pensato cogli altri armati rimasti in cittą a formare squadre d'inseguimento, non appena l'uscita di Radetsky dal Castello fosse stata segnalata, non č improbabile che, estenuato dalla fame e dalle fatiche, sgomentato dalle batoste toccate, preso fra due fuochi, l'esercito austriaco arrivato all'Adda sarebbe stato costretto a capitolare.
      Quando si pensa che Melegnano tentņ da solo e senz'armi di arrestare tutto l'esercito di Radetsky dopo l'uscita da Milano, č facile immaginare ciņ che di esso sarebbe avvenuto se avesse dovuto effettuare la sua ritirata in mezzo a paesi tutti sollevati, e combattere in posizioni a lui sfavorevoli contro migliaia d'armati, accesi di patriottico entusiasmo, assalito di fronte, ai fianchi e alle spalle.
      Ciņ che accadde dodici anni dopo nella campagna dell'Italia Meridionale, a Soveria Manelli, dove il gen. Ghio si arrese con diecimila uomini all'avanguardia del generale Garibaldi, dopo aver veduto tutte le Calabrie in armi; ciņ ch'era accaduto nella guerra di Spagna al generale Dupont, costretto a capitolare in aperta pianura davanti a schiere d'insorti, sarebbe toccato di buona o mala voglia al maresciallo Radetsky, che in tutti i cinque giorni non aveva mostrato nč la sapienza del generale, nč l'intrepidezza dell'eroe.
      La sua capitolazione, venuta subito dopo quella del maresciallo Zichy a Venezia, avrebbe posto fine alla guerra, o assicuratone il miglior esito in tempo brevissimo.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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