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      Ma nessuno pensò a tanto. Il comando supremo, dopo la presa di S. Lucia, non diede più segno di sua esistenza, fino al momento della ritirata.
      La divisione Broglia, non sentendosi abbastanza appoggiata, fu respinta nei suoi assalti di San Massimo e di Croce Bianca con molte perdite. Nel frattempo l'inazione, la fame e la mancanza d'unità del comando portarono al colmo il disordine e la confusione nelle truppe ammassate in Santa Lucia.
      Quasi la sola Brigata Aosta aveva sostenuto per tre lunghe ore l'impeto delle forze nemiche davanti a quel villaggio; quando la lotta fu finita, cinque brigate si trovarono là agglomerate, frammischiate, confuse, senza che gli ufficiali riescissero a riordinarle.
      I soldati che al mattino avevano combattuto come leoni, vinti dalla stanchezza e dalla fame, non erano più in grado di riprendere la lotta. Molti non sentirono più la forza di portare lo zaino; altri gettarono anche il cappotto.
      Se il nemico avesse potuto assalire quella posizione colle sue truppe già vittoriose a San Massimo e a Croce Bianca, e con quelle che Radetzky poteva ancora ritirare da Verona, la battaglia di Santa Lucia sarebbe finita in un completo disastro.
      Fortunatamente Radetzky non era un Bonaparte, nè un Kléber, nè gli austriaci del 1848 somigliavano ai francesi della rivoluzione.
      Carlo Alberto, che durante il combattimento di Santa Lucia era salito su una casetta di campagna, da cui col cannocchiale puntato su Verona attese invano i segnali d'una popolare sommossa, quando conobbe in che condizioni erano le truppe, diede l'ordine della ritirata.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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