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      In mezzo a questa stranissima situazione, nella quale era difficile sapere dove fosse l'autorità superiore, fu nominata e convocata in Vienna l'Assemblea Costituente.
      Il dualismo fra slavi e tedeschi, che ha sollevato tanti conflitti da alcuni anni in quà nel Reichstag di Vienna, si manifestò acutamente fin d'allora:
      «Noi slavi (disse Rieger, il capo del partito czeco, rivolto all'Assemblea) siamo la maggioranza in Austria; è il nostro sangue e il nostro denaro che sorreggono lo Stato, il quale esisterà, finchè noi lo vorremo».
      Credendo i pericoli scongiurati, il 12 agosto l'imperatore fece ritorno nella capitale, dove la parte della popolazione rimastagli fedele, gli fece festose accoglienze.
      Ma le agitazioni non erano finite.
      Il 21 agosto il ministero dovette por termine colle armi ad un sollevamento di operai durato quattro giorni.
      Nel frattempo il Comitato di pubblica sicurezza si sciolse da sè spontaneamente, ma non era spento lo spirito di ribellione che bolliva negli animi degli studenti e degli operai. Il leone popolare tenuto da secoli legato alla catena, ora che la vedeva spezzata, sentiva il bisogno di lanciarsi contro i vecchi guardiani e mordere. Il despotismo raccoglieva i frutti che aveva seminato; avendo fatto sua legge la forza, questa, ch'era in quel momento nel popolo, si rivolgeva contro di lui.
      Il 6 ottobre il ministro della guerra, Latour, impartì l'ordine a parte delle truppe di stanza in Vienna di raggiungere l'esercito di Jellachich, che combatteva in Ungaria contro l'insurrezione colà divampante.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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