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      La cittą presentava in quel momento uno spettacolo indescrivibile. Artiglieria, carri d'ambulanza e di bagagli, soldati che avevano rotto le ordinanze, abitanti che fuggivano, fra urli, grida e bestemmie, si mischiavano, si urtavano, correndo a precipizio verso l'uscita della cittą.
      L'equipaggio del duca di Savoia, 5 cannoni, parecchi carri di munizioni, 160 ufficiali e 2000 soldati caddero in potere dell'austriaco.
      Pił fortunato, il generale Bes aveva potuto, tra Vigevano e la Sforzesca, respingere tutti gli assalti nemici. Se la divisione del duca di Genova e la seconda brigata del gen. Perrone fossero giunte in tempo, lą tutta l'ala destra austriaca avrebbe potuto essere annientata e controbilanciare il triste effetto morale della perdita della battaglia di Mortara.
      A mezzanotte giunta a Czarnowski, che aveva portato quel giorno il suo quartier generale a Vigevano, la notizia della rotta delle due divisioni, Durando e duca di Savoia, ordinņ la ritirata a Novara.
      Il 22 marzo fu impiegato dalle due parti nel prendere le disposizioni per la battaglia che si stava apprestando.
      La Disfatta.
      La mattina del 23 Chzarnowski aveva disposto le sue truppe davanti a Novara; le tre divisioni di Durando, di Bes e di Perrone in prima linea; le divisioni dei duchi di Savoia e di Genova in seconda linea.
      La fortuna parve per un momento mutarsi a vantaggio del nostro esercito.
      Radetzky, nel dubbio che l'esercito piemontese si fosse ritirato dietro la Sesia per coprire Torino, aveva mandato il suo 1.° corpo a Borgo Vercelli e il 4.° a Confienza.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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