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      Poco stante entrava in linea Wratislaw col 1.° corpo, e lo stesso Radetzky col corpo di riserva. Erano 70,000 austriaci che circondavano e incalzavano 54,000 piemontesi, stremati, scompigliati, disanimati dal dover combattere agli ordini di capi, in cui non avevano più alcuna fiducia.
      Alle ore 5 Radetzky lancia le sue brigate all'assalto della Bicocca, che indarno il duca di Genova tenta di riconquistare. La battaglia è perduta e Durando copre la ritirata sotto le mura di Novara.
      Ivi arrivando, una parte delle truppe che avevano più sofferto nella sanguinosa giornata, e che i capi non avevano potuto affezionarsi, non ebbe più ritegno. Rotte le file, migliaia di soldati entrarono furibondi in città, dandosi al saccheggio. "Avete voluto la guerra; ebbene pagatela!", gridavano i più feroci, entrando nelle botteghe e facendo bottino di quanto trovavano. Dapprima si gettarono sulle cose mangerecce e sul vino; indi sul denaro e sugli oggetti di valore.
      Nè di ciò paghi, alcuni appiccarono fuoco alle case. Bisognò far correre la cavalleria, e in alcune vie soldati avvinazzati fecero fuoco anche contro di essa.
      L'indomani le vie per Arona, per Domodossola, per la Valle d'Aosta erano percorse da masse di soldati, che disertato il proprio corpo si dirigevano alle loro case, ripetendo nei villaggi e nelle città da cui passavano gli atti di violenza commessi a Novara.
      Lo scrivente, in quel tempo studente di ginnasio a Ivrea (perchè non accolto per la sua età come volontario nella divisione lombarda), ricorda lo spettacolo mortificante di frotte di soldati, appartenenti alle brigate Aosta e Savoja, che il proprio coraggio, che non avevano potuto o saputo rivolgere contro gli austriaci, volgevano contro albergatori e piccoli esercenti per averne viveri ed alloggio.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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