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      Fatti non così orribili, ma pur sempre odiosi e ripugnanti, avvengono in tutte le guerre, ma gli storici che amano mantenere in credito il culto della guerra, non mancano mai di coprirli di un velo pietoso.
      Il patriottismo ch'era stato per gran tempo in Italia dote degli uomini migliori, immedesimato nel più puro umanesimo, prese da allora in molti il carattere di boria nazionale, prima affatto sconosciuto nel nostro paese.
      Perchè una gioventù colta, cavalleresca, educata da uomini che potevano chiamarsi i santi del patriottismo, rinnovò sulle rive del Tevere e a Venezia, le gesta degli antichi eroi di Grecia e di Roma, i tribuni e i retori del patriottismo, dimenticando che quella gioventù era la parte eletta d'Italia, immaginarono che ogni soldato italiano, armato di fucile, potesse da un giorno all'altro tramutarsi in eroe. E questa non fu l'ultima causa della sciagurata seconda Custoza, di Lissa, di Dogali e di Adua.
      Un patriottismo siffatto, che non nasce da virtù d'animo, nè da mente elevata, che non sente bisogno di controllare le chiacchiere degli eroi da caffè collo studio della storia vera, dà buon giuoco ai seminatori di discordia fra i popoli. È questo patriottismo che fece crescere in Italia la mala pianta della gallofobia, così dannosa alla causa della libertà e dell'unione europea.
      La gallofobia, come più indietro s'è accennato, non cessò mai dal fare un carico ai repubblicani di Francia della spedizione di Roma del 1849; laddove tutti i fatti, accertati da documenti irrefragabili, dimostrano che la democrazia francese fu sempre della causa italiana calda fautrice.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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