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      Non si oppose alla spedizione di Roma, finchè sperò e credette che fosse fatta nell'interesse e per la difesa della libertà della popolazione romana, ma non appena si accorse essere la spedizione rivolta ad uno scopo opposto, essa la combattè con un'energia e con un coraggio, di cui i gallofobi d'Italia non hanno mai dato prova per opporsi ad attentati commessi dai proprii governanti contro le interne libertà.
      Concludiamo: la difesa di Roma fu legittima e tutt'insieme benefica, ed è giusto che abbia un bel posto nella storia del risorgimento italiano; ma poichè ogni guerra ravviva quasi sempre nell'uomo i vecchi istinti dell'orgoglio e della violenza, è da desiderarsi, per gli interessi morali più elevati della patria, che la necessità di una nuova guerra più non si presenti, ma se mai sciaguratamente di nuovo si presentasse, non saranno mai troppe le precauzioni e gli sforzi degli uomini di maggior intelletto, che avranno qualche influenza sul popolo, affinchè al coraggio e allo spirito di sacrificio che dovranno dar la vittoria, non si aggiungano le male passioni, che hanno accompagnato o seguìto le guerre passate.
      La difesa di Venezia
      L'Assemblea decreta la resistenza ad ogni costo.
      Venezia, che prima fra le città italiane aveva compreso che il miglior presidio dell'indipendenza è la libertà, fu l'ultima a soccombere difendendo fino agli estremi la causa sua, ch'era causa d'Italia tutta.
      «Abbandonata a sè stessa, e senza speranza pur lontana di possibili aiuti, Venezia trovò l'antica energia della resistenza ad ogni costo; onde la storia nota a caratteri d'oro la pagina gloriosa del lungo assedio e della titanica lotta.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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