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      Queste parole sono del nostro Demetrio, il quale aggiunge che, sebbene i prodi che per lei morirono fosser legione, le mancò veramente l'uomo d'alto intelletto, che sapesse indirizzare gli atti di quella guerra; deplora il ritiro della flotta sarda, in seguito alla capitolazione di Milano, senza avere sparato un colpo di cannone dopo tre mesi di guerra; lamenta che, a rinforzo della marina veneta, nessuno abbia pensato ad aggiungere una flottiglia d'imbarcazioni leggiere, che avrebbe allargato la cerchia degli attacchi e massime degli approvvigionamenti; si stupisce che dopo la presa di Mestre, nella quale rifulse il valore dei volontari veneti, che, non intimoriti dalla mitraglia nemica, conquistarono con assalto alla baionetta una batteria austriaca, il gener. Pepe avesse lasciato senza presidio quel borgo, il quale cadeva senza colpo ferire, di nuovo, dopo quattro giorni, nelle mani degli austriaci.
      Ma prima o poi quel borgo, necessario all'assediante e di nessuna importanza per la difesa, sarebbe caduto lo stesso in potere del nemico.
      Fino alla seconda campagna contro l'esercito piemontese, Radetzky non aveva potuto rivolgere contro Venezia, protetta da molti forti, circondata dalla laguna e dal mare, che poche forze.
      Fu dopo l'armistizio di Novara ch'egli divisò e sperò d'impadronirsene in brevissimo tempo.
      A questo scopo il gen. Haynau, data al governo di Venezia la notizia della disfatta dell'esercito sardo, dell'abdicazione di Carlo Alberto e del nuovo armistizio, intimò l'immediata sottomissione della città.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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