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      Ma un nemico più terribile delle bombe, più micidiale del colèra, sovrastava a Venezia: la mancanza di viveri.
      Fin dagli ultimi giorni di maggio la Commissione delle sussistenze aveva preveduto che, ridotto l'Estuario alle sole sue risorse, le provvigioni presto o tardi sarebbero mancate. Fra le misure straordinarie adottate per resistere alla carestia la stessa Commissione, verso la metà di giugno, aveva ordinato che il pane fosse fatto con farina mista di grano e di segala, essendovi di questa una maggiore provvista. Ma nei due mesi seguenti, venendo il frumento vieppiù a mancare, fu accresciuta di due terzi la farina di segala e, frammischiatovi il cruschetto, fu il pane così disgustoso, che i cani stessi l'avrebbero rifiutato.
      Una nuova Commissione, subentrata alla prima, in principio di giugno fe' sapere segretamente al presidente Manin e alla Commissione militare dei pieni poteri, composta di Ulloa, Sirtori e Baldiserotto, non potere il grano bastare che fino al 24 agosto.
      Il popolo, che ignorava questo fatto, s'indignava tutte le volte che sentiva parlare di resa, e la sera del 1° luglio, saputo che tredici deputati avevano dato il voto per la capitolazione, mentre l'assemblea quasi unanime aveva respinto le proposte austriache, per la resa a discrezione, minacciò di farne giustizia sommaria.
      L'inazione della Marina
      Quelli che sapevano l'estrema sorte di Venezia dipendere dalla non lontana mancanza di viveri, vedevano nella rottura forzata della linea del blocco il rimedio alla pericolante situazione.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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