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      Arrivato al gran ponte di Canareggio fu accolto da una viva fucilata; non si ristette. Scoprendosi il petto, loro gridņ: «Se voi volete la mia vita, prendetela; ma prima ascoltatemi».
      Quei soldati si sentirono scossi e vinti da quest'atto di coraggio; e, poichč nel frattempo il generale Ulloa, con parte delle truppe rimaste fedeli, aveva preso le disposizioni per ridurli all'obbedienza, essi, sentendo onta del loro insano tentativo, si diedero alla fuga.
      Quando l'annuncio della capitolazione fu portato alle batterie Rossaroll, Sant'Antonio e San Secondo, gli ufficiali e i militi, come colpiti da fulmine, rimasero muti e impietriti. Durante pił di due mesi di fuoco continuato, l'austriaco aveva lanciato pił di novantamila proiettili, aveva potuto distruggere molta parte della monumentale cittą, ma non aveva potuto far cedere un palmo di terreno ai difensori del ponte e dei vicini forti.
      La capitolazione fu firmata a Mestre dai delegati del Municipio e dal gen. Gorzkowsky; ma non fu una resa a discrezione, come Radetzky l'avrebbe voluto, poichč vi fu pattuito, che tutti coloro che volevano partire, erano liberi di lasciar Venezia per terra o per mare.
      Il generale austriaco vi aggiunse una nota di 40 cittadini, quelli che avevano avuto la parte maggiore nella rivoluzione e nella difesa di Venezia, ai quali venne ingiunto di lasciare per sempre Venezia e gli Stati austriaci.
      Era il 24 agosto. Radetzky, da Milano, per fare, vanitoso com'era, la sua entrata trionfale in Venezia, vi accorse l'indomani, e suo primo atto fu di assistere in San Marco al Te Deum per la ricuperata cittą, Te Deum cantato dal Patriarca e da quei medesimi preti, che avevano tante volte nel medesimo tempio implorato da Dio la vittoria ai difensori di Venezia!


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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