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      Metternich se ne sgomenta, e vuol ridurre al silenzio le voci riottose. Il principe Palatino con decreto reale licenzia i deputati, chiude le camere, si piglia in mano ogni potere (6 febbraio 1835); fa trascinare nelle carceri Vesselengi, Lovassi e Kossuth.
      Vi fu allora una tacita e dignitosa protesta. Tutti i magnati deposero gl'incarichi pubblici: tutti i municipii rimandarono intatti all'arciduca palatino gli ordini ricevuti: la gran macchina amministrativa dello Stato interruppe le sue funzioni. Il Governo assolutista di Vienna stima di poter bastare a tutto; ma dopo due anni ha pur bisogno di denaro e di soldati. Non può averli senza il consenso della Dieta, sicchè è costretto a convocarla suo malgrado. Ma la forte opposizione non vuol concedere nè uomini, nè denari, se non a patto che i prigionieri politici vengano posti in libertà.
      Oppressi dai patimenti Vesselenyi era morto, Lovassi impazzito, Kossuth affranto. Ma egli solo scarcerato, più fiero e temibile apparve al Metternich ed alla Corte viennese, quando lo si vide portato ai seggi della Tavola degli Stati dal voto unanime e dalle ovazioni del popolo esultante.
      Il povero avvocato della vigilia diventava in un'ora il più grande tra i magnati. L'eloquenza di lui doveva essere l'egida della Costituzione, l'arma possente del diritto nazionale.
      Metternich si avvide allora del gran pericolo, se nel cuore della monarchia austriaca restava un dominio privilegiato con costituzione propria, con parlamento e tribuna; specchio di libertà agli altri dominii.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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