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      Pucher e Nugent dalla Stiria dovevano convergere sulla capitale ungarica.
      Contro così formidabili forze l'Ungheria non avea da opporre che un piccolo esercito di 30,000 uomini, reclute la massima parte, che Görgey andava ordinando nei dintorni di Presburgo.
      Il governo ungherese non tardò a comprendere tutta la gravità del pericolo, e a prendere l'eroica risoluzione di abbandonare la capitale per trasferirsi a Debrevzin, in mezzo alla landa del Bihar, la vera capitale etnica dei Magiari.
      Perchè si compisse con agio e sicurezza il trasporto degli archivi di Stato e di tutte le armi e munizioni, il generale Perczel ben due volte affrontò con soli 5000 Honved l'esercito di Windischgrätz prima a Babolna, indi a Moor, e ripiegò a Pest, solo allorquando ogni cosa era posta in salvo.
      Anche dall'altra sponda del Danubio il prode Guyon, sotto Fyrnau, aveva tenuto fermo contro le divisioni di Simunic e di Götz, perdendo la metà de suoi 3000 Honved. Ma Windischgrätz ingrandiva come vittorie compali codesti tre piccoli combattimenti delle retroguardie ungheresi, tal che, entrato nel castello di Buda la mattina del 4 di gennaio, e non scorgendo neppur ombra di nemici in quella vasta landa, tutta coperta di neve, e sotto a suoi piedi affatto sgombra da nemici la città di Pest, si persuase d'avere annientata ogni resistenza.
      Tuttavia spedì da Pest grossi distaccamenti su tutte le strade per accertarsi della dispersione delle forze ribelli.
      Perczel s'era già dileguato ritirandosi verso il Tibisco; e quella stessa notte, dal 4 al 5 gennaio, il Görgey, rimasto in osservazione sul Johannerberg, abbandonava le posizioni intorno a Promontor, attraversando la massa gelata del Danubio, alquanto sopra Buda, e si ritirava verso Waitzen, onde raggiungere il corpo principale a Schemnitz.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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