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      Le città rovinate, le campagne mutate in deserto, più migliaja di famiglie piangenti i loro cari periti in battaglia, la miseria nel paese, le impiccagioni dei più insigni patriotti, la vita errante e angosciosa dell'esilio per quelli che fuggirono, e l'assolutismo fatto più truce e più opprimente, ecco invece gli effetti della terribile guerra d'Ungheria di quei due anni.
      L'uomo che più di tutti aveva operato e sofferto per la salvezza del suo paese, Luigi Kossuth, di quel che provò nel momento di abbandonare per sempre la sua patria, così scrisse nella prefazione delle Memorie e scritti del suo esilio:
      «Prima di varcare la frontiera del mio paese, mi prosternai su quell'amato suolo e, singhiozzando, gli impressi il bacio d'addio dell'amor figliale; presi un pugno di terra... feci un passo, e non ero più che l'avanzo d'un vascello naufragato, che l'uragano ha gettato su una spiaggia deserta».
      Un ufficiale turco, a cui consegnò la sua spada, avendogli augurato «il buon riposo», egli soggiunge:
      «Il riposo senza patria! L'Adamo della leggenda biblica poteva egli conoscere il riposo, quando dietro di lui, dietro l'uomo cacciato, si chiusero le porte del paradiso, perchè aveva gustato il frutto della scienza del Bene e del Male?
      «Ed io pure avevo gustato questo frutto; avevo conosciuto il Bene e il Male, e avevo alzato la mano per difendere il Bene contro il Male. Il Male aveva vinto ed io ero cacciato dalla mia patria, ch'era il mio paradiso».
      In queste poche parole c'è tutta la psicologia d'un gran patriotta.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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