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      Se avesse voluto che l'uomo fosse un animale distruttore, gli avrebbe dato le zanne del leone, i denti della tigre.
      Contro il pregiudizio che faceva credere gli amici della pace disposti a rinnegarne il principio, piuttosto che ammettere qualsiasi modificazione nei particolari, disse:
      Il nostro scopo è di prendere la questione della pace quale è, e di farla avanzare al più alto grado possibile.
      L'oratore che fece maggiore impressione parlando dell'arbitrato fu Henri Vincent, di Londra, ch'era stato capo operajo in una manifattura di Manchester. Il Garnier, nel suo Bollettino disse che realizzava l'ideale dell'oratore tratteggiato da Demostene; secondo la Presse di Girardin, pel suo gesto energico, per lo sguardo animato, per la fronte inspirata, «tutta la sua azione oratoria respirava tale volontà da persuadere», e parlando in inglese si faceva comprendere anche dal pubblico francese.
      Egli cominciò col notare che il Congresso rappresentava due partiti potenti: quello di coloro, a cui pur egli apparteneva, che credono la guerra, in tutte le circostanze, opposta al cristianesimo, e il partito di quei che la considerano, per ragioni commerciali, economiche e politiche, e per motivi di filantropia generale, come una delle maggiori calamità che possano affliggere una nazione.
      Noi vogliamo (disse) riunire le influenze morali e intellettuali di questi due partiti, indirizzarli verso la realizzazione del nostro nobile principio.
      A proposito delle difficoltà di applicazione esposte da un delegato americano, disse che il Congresso doveva limitarsi a votare il principio dell'arbitrato.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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