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      Imprigionati i capi, Bonaparte credette tolta la possibilità d'una resistenza al colpo di Stato.
      Trentamila soldati occupavano i posti e le piazze, facenti cerchio intorno all'Assemblea.
      La massa della popolazione, leggendo i manifesti, rimase in principio colpita da gran stupore.
      I giornali che avrebbero potuto spiegarne il carattere, erano soppressi o sospesi; le tipografie occupate militarmente. Uscirono solamente i giornali, che da molto tempo s'erano fatti portavoce del colpo di Stato, ed ora l'esaltavano come un avvenimento sospirato dall'opinione pubblica, il quale metteva fine all'anarchia dei partiti, e apriva alla Francia un'êra di prosperità e di grandezza.
      Lasciata la parola ai soli organi del bonapartismo, era naturale che nelle prime ore il pubblico parigino non potesse veder chiaro in ciò che si veniva compiendo.
      Così una parte degli operaj non volle vedere nel colpo di Stato che il ristabilimento del suffragio universale e la fine della impopolarissima Assemblea.
      A confermarli in questa loro prima impressione, le prime notizie, fatte spargere dalla polizia, sugli arresti fatti nella notte, parlavano solamente di Thiers; di Changarnier, di Lamoricière, di Bedeau, noti per le loro tendenze monarchiche.
      Gli autori dell'attentato avevano tutto calcolato e tutto preveduto.
      Quelli che non tardarono a comprendere la immensa portata del colpo organizzato dall'Eliseo, furono i deputati di Destra e di Sinistra, repubblicani e monarchici.
      Tutti speravano di essere in tempo a sventarlo.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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