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      Durante il tragitto nessun tentativo di liberazione fu fatto dalla folla.
      Quei deputati raccoglievano ciò che avevano seminato. Per paura del popolo avevano riposta tutta la loro fiducia nell'esercito, ed ora vedevano l'esercito prestarsi docilmente a sopprimere la sovranità della nazione nella sua rappresentanza.
      Chi fra essi aveva minor diritto di protestare della violenza di cui quei deputati eran vittima, era il gen. Oudinot.
      Egli che, contro il disposto dell'art. 5 della Costituzione, e contro il volere d'un'Assemblea sovrana, aveva guidato contro la Repubblica romana un corpo d'esercito francese, egli che, abusando della forza, aveva violato un regolare armistizio, ed era entrato in Roma sui cadaveri dei suoi difensori, egli che aveva fatto sciogliere da' suoi soldati l'Assemblea romana, non doveva incolpare che se stesso, se quel truce misfatto, rimasto impunito, aveva incoraggiato chi glielo aveva ordinato a commetterne un altro somigliante, su più vasta scala, contro il suo medesimo paese.
      È la catena del delitto, che non ha termine, finchè un'esemplare punizione non colpisce autori e complici.
      La resistenza armata.
      Duecentotrentasei rappresentanti arrestati, fra essi tutti i generali del popolo; il popolo disarmato e ingannato; a disposizione di Luigi Bonaparte un esercito di ottantamila soldati, che poteva essere in poche ore raddoppiato. "Il colpo di Stato era corazzato, la repubblica era nuda" (V. Hugo).
      In prigione tutti i capi possibili delle barricate; nessun giornale, a mezzo del quale far giungere al popolo una voce di gagliarda protesta e di radunamento.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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