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      Se quest'acquisto non poteva il Piemonte ottenere, Cavour voleva che la questione italiana fosse almeno posta davanti alla diplomazia.
      Con questo pensiero Cavour, a quel tempo presidente del Consiglio, assunse egli medesimo la rappresentanza del Piemonte al Congresso, in unione all'ambasciatore sardo a Parigi, marchese di Villamarina.
      Già un mese prima, invitato da Napoleone III, aveva inviato al conte Walewski, ministro degli esteri, una Memoria nella quale, dopo accennato con efficace concisione ai mali d'Italia, conchiudeva sottoponendo al governo francese quattro domande: «l.° inducendo l'Austria a rendere giustizia al Piemonte, e a mantenere gli impegni con esso contratti; 2.° ottenendo da essa un alleviamento nel regime che pesava sulla Lombardia e sulla Venezia; 3.° obbligando il re di Napoli a non più dare scandalo all'Europa civile con una condotta contraria a tutti i principî della giustizia e dell'equità; 4.° infine ristabilendo in Italia l'equilibrio stabilito dai trattati di Vienna, col ritiro delle truppe austriache dalle legazioni e dalla Romagna, sia ponendo queste provincie sotto un principe secolare, sia procurando loro i benefici d'un'amministrazione laica e indipendente».
      Arrivato a Parigi, fu coll'appoggio dei rappresentanti di Francia e d'Inghilterra che potè ottenere, contro le pretese dell'Austria, che i rappresentanti del Piemonte potessero sedere nel Congresso allo stesso titolo dei rappresentanti delle altre potenze.
      Per ottenere che il Congresso, riunito solamente per stabilire le condizioni della pace colla Russia, si occupasse anche della questione italiana, Cavour, che a Torino non usava far visite, nè cercava di rendersi gradito ad alcuno, nemmeno a Vittorio Emanuele, si mostrò cerimonioso e cavaliere compito; facendo visite a quanti potevano in qualche modo ajutarlo nei suoi intenti.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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