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      Ciò che si può dire con qualche fondamento è che Luigi Napoleone, dopo concepito un disegno ardimentoso, rimaneva per molto tempo indeciso, finchè il momento di agire non gli veniva suggerito dagli avvenimenti.
      La parte di campione del principio di nazionalità, sempre propugnato dalla democrazia francese, sorrideva alla sua ambizione; e ch'egli volesse far qualche cosa in pro dell'Italia par certo; ma il modo e il tempo neppur egli li sapeva.
      L'attentato di Orsini, portando di nuovo davanti all'opinione pubblica in modo straordinariamente tragico la questione italiana, e ricordandogli che nessuno può essere sicuro del domani, l'obbligò a decidersi.
      Da qui certe parole di lui fatte pervenire, per vie insolite a Vittorio Emanuele e al di lui primo ministro, che dovevano rinfrancarli sui suoi propositi.
      La politica di Cavour.
      Allora cominciò il periodo più operoso e più importante della politica di Cavour, rivolta a due principali obbiettivi.
      Voleva anzitutto impedire che Napoleone III, del quale aveva conosciuto il carattere un po' ondeggiante, cedendo a influenze a lui vicine, non amiche all'Italia, dovesse far consistere il suo appoggio alla causa italiana in sole parole, mostrandogli che, dalla compiuta indipendenza d'Italia, l'imperatore e la Francia avrebbero avuto vantaggi e non danni; dandogli per ciò affidamento che il movimento nazionale in Italia non sarebbe stato rivoluzionario; in altri termini che il Piemonte, messosi alla testa della rivoluzione italiana, ne sarebbe stato il regolatore, non lo stromento.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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