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      La discussione di questo progetto - a cui la commissione parlamentare aveva portato così sostanziali modificazioni, che valevano come un rigetto - fu una delle più interessanti del parlamento subalpino.
      Vi presero parte Terenzio Mamiani, Luigi Carlo Farini, Tecchio, Cesare Correnti, tutti favorevoli al progetto, tutti esuli d'altre regioni d'Italia, i quali, partecipi delle speranze, e forse dei segreti di Cavour, vedevano nell'alleanza francese la promessa della redenzione italiana.
      Cavour pronunciò in quell'occasione uno dei suoi più abili discorsi; mettendo anche i piccoli fatti in relazione ai grandi interessi, non risparmiando aspre censure al partito mazziniano, a cui attribuiva anche errori e colpe che non aveva mai commessi, parlò dell'alleanza francese, come se da essa sola potesse oramai dipendere la fortuna d'Italia. Mentre egli, parlando in piena Camera, mostravasi animato da tanta fiducia nell'amicizia di Napoleone III, i suoi fidi negli ambulatori della Camera susurravano parole misteriose, che facevano credere non lontano il giorno di una lotta aperta contro l'Austria, coll'appoggio armato della Francia. La legge, benchè combattuta dai più autorevoli oratori dell'estrema destra e della sinistra democratica, dopo cinque giorni di discussione fu approvata a grandissima maggioranza.
      Ciò avveniva, mentre il governo napoleonico non poteva contare sull'amicizia dell'Inghilterra, che si era opposta alla chiesta estradizione di Mazzini, di Ledru-Rollin, di Luigi Blanc, di Kossuth.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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