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      L'esasperazione era tale contro l'Inghilterra in Francia, che il Moniteur pubblicava ogni giorno proteste di ufficiali, che la chiamavano un covo di assassini.
      A queste manifestazioni, accennanti anche a minaccie di sbarco, la gioventų britannica rispondeva accorrendo numerosa a inscriversi nelle milizie dei volontari, e colla radunata di questi in campi d'esercitazioni.
      Dal canto suo Cavour non si dava riposo. Una lotta viva egli sosteneva in quei giorni contro il governo borbonico di Napoli, il quale aveva sequestrato in alto mare il Cagliari, battello mercantile piemontese, che aveva sbarcato a Sapri la spedizione di Pisacane.
      Dallo stesso attentato di Orsini aveva tratto profitto, per denunciare, in una nota diplomatica, il cattivo governo dello Stato pontificio, che diceva causa non solo di mantenere in quelle terre uno spirito costante di ribellione, ma di dare all'emigrazione un contingente sempre numeroso e il pių pericoloso; e della resistenza alle riforme del governo pontificio attribuiva la causa all'occupazione straniera, principalmente all'austriaca.
      Esercitava cosė, in nome del Piemonte, quell'egemonia nelle cose d'Italia, di cui aveva assunto l'ufficio fin dal Congresso di Parigi.
      Rimaneva di attrarre alla sua politica le simpatie e la fiducia dell'opinione liberale pių avanzata delle altre regioni d'Italia, non escluso il partito d'azione.
      Era la parte pių difficile, perchč nel resto d'Italia, dopo l'assedio di Roma, la gioventų era cresciuta quasi tutta colle idee di Mazzini.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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