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      L'azione personale dei più infervorati compiva l'opera, mirando a preparare e a coordinare le forze alla desiderata, non lontana generale sollevazione.
      Se le insurrezioni così ben cominciate nel 1848, non erano state seguite dalla vittoria, fu perchè non avevano avuto in tempo il sussidio d'un esercito regolare, e nemmeno, sovratutto nel primo periodo, capi valenti.
      Ma se questa volta non sarebbero mancati buoni capi ed armi che dal confine si potevano facilmente introdurre in paese, tutti gli elementi d'una vigorosa insurrezione sarebbero stati pronti al momento opportuno.
      In questo senso patriotti di sicura fede scrissero e parlarono a persone fidate che avvicinavano Cavour.
      Al medesimo scopo lo scrivente16 in principio di febbraio fece un viaggio a Torino, ed ebbe più di un colloquio con G. Pallavicino e G. Lafarina, ai quali espose i desiderii degli uomini d'azione di Lombardia, che si erano staccati da Mazzini.
      Il risultato di quei colloquii furono buone ma alquanto vaghe promesse del Lafarina, alle quali pochi giorni dopo seguirono fatti alquanto diversi.
      Che la possibilità d'una insurrezione in Milano, non fosse una chimera, lo dimostrarono in febbraio i trentamila cittadini, che, sotto gli occhi della polizia e dei generali austriaci, cogliendo occasione dei funerali di Emilio Dandolo, fecero al valoroso combattente delle Cinque Giornate e della difesa di Roma, un imponente apoteosi.
      Per quanto riguarda i Ducati, fin dal dicembre, all'indomani d'un colloquio che Garibaldi aveva avuto in Torino con Cavour, erano state fissate le linee d'un piano d'insurrezione, che doveva essere iniziata ai primi di aprile in Massa Carrara.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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