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      Abbiamo già detto che la gente di borsa e gli uomini d'affari erano contrari alla guerra. A proposito di essi, un altro democratico, già da noi citato, Adolfo Peyrat, qualche settimana dopo scriveva nella medesima Presse:
      L'Austria si fa grandi illusioni. Essa fa assegnamento, per l'impunità dei suoi atti, sulla complicità di coloro ch'essa crede assorbiti nell'inseguimento della fortuna o nel godimento del loro benessere. È un falso calcolo. Se gli interessi sono timidi, sono anche chiaroveggenti. Coloro che vogliono sovratutto essere felici, sanno che i godimenti sono inseparabili dalle garanzie, e che non vi saranno mai in Europa garanzie di stabilità, finchè una nazione quale l'Italia avrà il diritto e il dovere di cercare tutti i mezzi e tutte le occasioni di riconquistare la sua libertà e la sua indipendenza.
      Il medesimo Peyrat in un articolo della Presse del 1° maggio, diceva:
      Fino a tanto che nuovi trattati avranno sostituito i trattati del 1815, finchè l'Austria avrà un palmo di terreno in Italia, nessun Stato potrà essere sicuro della propria tranquillità, e l'avvenire d'Europa sarà egualmente minacciato dalla pace e dalla guerra.
      Avrebbe potuto scriver diversamente un patriota italiano?
      Quanto al Siècle, fin da quando la questione italiana fu aperta da Daniele Manin, non cessò un istante di sostenerla con un fervore, che andò sempre crescendo. E la influenza di questo giornale fu tale nei mesi che precedettero la guerra, che l'opinione pubblica in Francia, dapprima incerta e divisa, divenne tutta favorevolissima, sovratutto in Parigi, alla guerra e all'indipendenza d'Italia.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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