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      Cominciate dall'Austria le ostilitą, furono pubblicati due proclami di Vittorio Emanuele; uno all'esercito, in cui lo chiamava alla «santa impresa» dell'indipendenza d'Italia, ed uno alla nazione, che finiva dicendo, ch'egli non ambiva altra gloria, che di essere «il primo soldato dell'indipendenza italiana».
      Una rivoluzione pacifica in 24 ore.
      Prima di narrare compendiosamente i fatti principali di una guerra, la quale, sebbene legittima da un lato, fa pensare se sia giusto, che, per riconquistare o assicurare l'indipendenza d'una nazione, debbano perire migliaia di giovani innocenti, a cui sorrideva la vita, e ch'erano la gioia, la speranza, l'appoggio delle loro famiglie, č bello vedere come Firenze liberava sč e la Toscana dalla secolare signoria della casa di Lorena, senza trarre un colpo di fucile, con minore sforzo di quello che in molti casi occorre a un popolo libero per disfarsi di un ministero inetto o prepotente.
      Questa rivoluzione, piccolo saggio di quelle che avverranno in futuro, č presto narrata.
      Č da premettere che il granduca, per avere ricuperato il trono avito nel 1849 coll'aiuto dell'Austria, era divenuto impopolarissimo, e non aveva partigiani che in una parte dell'aristocrazia.
      L'unitą d'Italia, grazie alla propaganda mazziniana prima, e a quella della Societą Nazionale negli ultimi mesi, era l'idea predominante nel popolo e nella classe media.
      Gli stessi uomini pił colti, che, nell'autonomia della Toscana unita al resto d'Italia da vincoli federativi, dovevano vedere una guarentigia di libertą, non ebbero il coraggio di proclamarlo.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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