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      Il governo, tenuto per pochi giorni da Peruzzi, Malenchini e Alessandro Danzini, fu poi assunto da Bettino Ricasoli, che lo tenne con ampi poteri fino all'annessione della Toscana, decretata da plebiscito, al regno di Vittorio Emanuele.
      L'offensiva Austriaca.
      L'Austria, assalendo all'improvviso il Piemonte, si teneva sicura di vincere, e di dettare la pace in Torino, mentre l'esercito francese era ancora lontano e impreparato.
      Col suo esercito, in pieno assetto di guerra, forte di oltre 90,000 fanti, muniti di ottimi fucili rigati, credeva di poter facilmente schiacciare il piccolo esercito sardo, che in quel momento non aveva più di 54,000 uomini, armati i fanti di vecchi fucili.
      Se l'esercito sardo, come appariva dal suo concentramento in posizione di difesa dietro il Po, a riparo delle fortezze di Alessandria e di Casale, non accettava battaglia, gli austriaci, approfittando delle loro forze soverchianti, potevano attendere i francesi, che dovevano discendere dal Cenisio e venire dalla Liguria, e dar loro battaglia prima che potessero congiungersi all'esercito sardo.
      Il piano era ardito, e per essere effettuato richiedeva rapidità ed energia di azione, che mancarono del tutto.
      Il generalissimo austriaco, maresciallo Giulay, sul quale il Consiglio aulico e la cittadinanza viennese facevano grande assegnamento, si mostrò in questa prima fase della campagna, che fu decisiva, di un'inettitudine straordinaria; cosa non nuova nella storia militare, perchè l'amor proprio nazionale ama sempre figurarsi valentissimi quelli che occupano gli alti gradi del proprio esercito.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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