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      Tenuta buona parte delle sue forze nel piano di Prà Pasquè, tra la città e Borgo Vico, per poterla portare là dove il corpo di Garibaldi si fosse presentato, l'Urban aveva coronato, da Cimala Corte al Castello Baradello, tutte le alture dominanti le due strade che menano da Varese a Como, la strada principale Varese-Camerlata, e quella di Breccia per San Fermo.
      Garibaldi giunse colla brigata dopo mezzogiorno a Cavallasca, ad un'ora da San Fermo. I suoi militi erano stanchi dopo la lunga marcia sotto il sollione; tuttavia, avendo egli saputo che il nemico l'attendeva colle sue maggiori forze dalla parte di Camerlata, decise di impadronirsi del colle di San Fermo, da lui considerato come chiave della posizione, sebbene difeso da buon nerbo di austriaci.
      Ordinò che alcune compagnie, sotto il comando del capitano Cenni dello Stato Maggiore, girassero la posizione dal basso, alla destra del colle; e non appena, salendo, avessero cominciato il fuoco contro il fianco destro nemico, il secondo reggimento, preceduto dalla compagnia De Cristoforis, lo dovesse assalire di fronte verso la Chiesa.
      Un colpo di fucile, sfuggito per isbaglio ad uno dei militi delle compagnie fiancheggiatrici, fu causa che la compagnia De Cristoforis cominciasse l'assalto un po' prima del momento stabilito.
      Il primo cozzo fu tremendo; i Cacciatori austriaci armati delle loro eccellenti carabine, appiattati intorno al parapetto del piazzale della Chiesa, e dietro le finestre di due case circostanti, balestrano con un fuoco micidiale di fronte e di fianco i primi assalitori; la compagnia De Cristoforis, che forse s'era mossa troppo presto all'assalto, riga del sangue dei suoi migliori la via infuocata; cade colpito al cuore il tenente Pedotti; cade, lacerate le viscere, il capitano De Cristoforis; cade, fracassata una spalla, il tenente Guerzoni23.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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