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      Trovatisi di fronte alla brigata francese Picard non vollero proseguire, supplicandoli e minacciandoli invano i loro ufficiali. Questo fatto rese possibile alla divisione della guardia francese di poter resistere fino alle 4 pom., quando, giunta in campo una divisione del corpo di Niel, seguita da battaglioni del corpo di Canrobert, gli austriaci furono cacciati dalle due sponde del Ticino e costretti a ripiegare su Robecco.
      Dal canto suo Mac-Mahon, dopo tre ore di vivo combattimento, si era impadronito di Buffalora e Marcallo e dirigevasi con due colonne, di una divisione ciascuna e una di riserva, su Magenta.
      Giulay aveva mandato nuove truppe a rinforzo di quelle combattenti intorno a Magenta. All'entrata del villaggio si combattè dalle due parti con estremo accanimento, perfino con ferocia. Finalmente Mac-Mahon, nel momento in cui la divisione Fanti giungeva da Turbigo, e le truppe di Canrobert sboccavano dal naviglio, s'impadroniva di Magenta.
      Dopo la battaglia, osserva giustamente il Moreno, "nè gli alleati seppero cogliere tutti i vantaggi che la vittoria poteva offrir loro, nè gli austriaci riparare i danni della giornata"25. Gli alleati non tentarono neppure un inseguimento, sebbene più di metà del loro esercito non avesse preso parte alla battaglia. E Giulay, che disponeva ancora di 80,000 uomini, dei quali 55,000 non si erano battuti, rinunciò a dare una nuova battaglia, nella favorevole posizione in cui si trovava, sul fianco destro del nemico, non appena seppe che il 1° e il 2° corpo si erano ritirati su Milano.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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