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      Tormentati dalla sete, dal bruciore delle ferite, colle piaghe aperte, colla disperazione nel cuore, per non vedersi da alcuno soccorsi, quali torture d'inferno abbiano provato, ogni minuto di quella lunghissima notte, che fu l'ultima per molti, nessuno potrebbe dire.
      «Il sole del 25 giugno illuminò uno degli spettacoli più spaventevoli che possano presentarsi all'imaginazione».
      Queste parole sono di Enrico Dunant, il quale, nel suo opuscolo Un Souvenir de Solferino, fece del campo di battaglia del 24 giugno - dove si trovò medico volontario per soccorso ai feriti - una descrizione così viva e così forte, che fu e rimase uno dei documenti più formidabili contro l'aberrazione e la follia della politica guerresca.
      Per questo suo opuscolo, e per avere egli più tardi cooperato con virile costanza alla fondazione della Croce Rossa, il Dunant ebbe l'onore di dividere con Federico Passy il primo premio Nobel della pace; ma il più bel premio per lui e per tutti sarebbe che il suo Souvenir de Solferino fosse dato per lettura in tutte le scuole, fosse diffuso in tutte le caserme e fosse letto da chiunque d'ora innanzi fosse tentato di rifare una delle solite apologie della guerra.
      Sulla scorta di quel Souvenir percorriamo quell'orribile campo.
      «È ad ogni passo coperto di cadaveri d'uomini e di cavalli; sono seminati sulle strade, nei fossati, lungo i vigneti, nei cespugli, e sui prati. Le piante di grano sono atterrate, le siepi rovesciate, tutti i raccolti distrutti. I villaggi deserti, portano le traccie della moschetteria, delle bombe, delle granate, degli obici.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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