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      In Lombardia lo sdegno per questa pace, che a molti ricordava quella dolorosissima di Campoformio, si palesņ con dimostrazioni di veementi proteste, seguite a pochi giorni d'intervallo alle manifestazioni di esultanza delle popolazioni e agli indirizzi e agli omaggi inviati al re e all'imperatore dai municipii e dalle provincie. Le bandiere francesi erano state ad un tratto tolte dagli edifici pubblici e privati, e i ritratti dell'imperatore sostituiti nelle vetrine dei librai da quelli di Orsini.
      Attraversando Napoleone pochi giorni dopo, per ritornare in Francia, le cittą lombarde non ha guari festanti e acclamanti entusiasticamente al suo nome, trovņ le vie semideserte e i cittadini muti e visibilmente corrucciati.
      Napoleone, arrestando d'un tratto le sue schiere vittoriose, non si era certamente ripromesso le benedizioni degli italiani, dei quali veniva a distruggere molte delle speranze ch'egli medesimo aveva suscitate; ma non aveva probabilmente preveduto tanta unanimitą di riprovazione.
      Eppure le cagioni che l'avevano indotto all'improvvisa pace non erano poche, nč disprezzabili.
      L'agitarsi di molti Stati germanici, che parteggiavano evidentemente per l'Austria; il contegno sospetto della Prussia, il cui governo aveva pochi giorni prima deciso di chiedere alla Dieta federale la mobilitazione di quattro corpi d'esercito germanici da aggiungere all'esercito prussiano d'operazione sul Reno, «pronto» - diceva la nota ufficiale - «a combattere per la causa comune»; gli accordi avviati fra la Russia, l'Inghilterra e la Prussia in vista di una mediazione fra i belligeranti; le pressioni che riceveva dall'imperatrice Eugenia, calda patrocinatrice della causa del pontefice; erano tutte cagioni che dovevano preoccuparlo intorno ai pericoli gravissimi della continuazione della guerra.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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