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      Uno spettacolo non meno bello di patriottismo e di concordia fu mostrato all'Italia e al mondo dalle Romagne. In queste terre, dove così frequenti e feroci erano le vendette e le violenze politiche, il pensiero di far trionfare l'idea dell'annessione, come avviamento all'unità, contro le insidie di dentro e di fuori, fece il miracolo di far tacere per lunghi mesi i vecchi rancori fra moderati e radicali. Anche i delitti comuni diminuirono.
      Un fatto dolorosissimo venne però a guastare quel magnifico spettacolo del senno politico italiano; fu l'assassinio commesso in pieno giorno in Parma del conte Anviti, ch'era stato uno dei consiglieri del duca spodestato. Fortunatamente quel delitto rimase un caso isolato, e la diplomazia, che aveva cominciato a farsene arma contro la libertà italiana, dovette poi riconoscere, che non era da tenersi in poco conto un paese il quale, in tempo di grande effervescenza politica, sapeva mantenersi immune da qualunque eccesso.
      Il Farini, creato dittatore dal municipio di Modena, quando, all'indomani di Villafranca, dovette rinunciare all'ufficio di commissario straordinario del re Vittorio Emanuele, fu poi chiamato anche al governo di Bologna, lasciato vacante dal Cipriani, che prima presiedevalo, perchè in disaccordo, come troppo ligio a Napoleone III, col sentimento di quella popolazione.
      Farini, che, oltre quello di Modena, aveva avuto dai municipi anche il governo di Parma, riuniti i tre Stati, fece di Bologna la sede di tutta la regione, dandole l'antico nome di Emilia.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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