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      Argomenti che i naturalisti seri riguardavano quasi con disprezzo, presero d'allora in poi il primo posto: così per i costumi degli animali e delle piante abbandonati prima ai dilettanti od ai viaggiatori; così per le ricerche fisiologiche, subordinate per l'addietro alle osservazioni morfologiche; così per lo studio delle varietà, che sorpassò in valore, se non soppresse, quello sistematico delle specie.
      Le doti precipue nel genio del Darwin sono due e rifulgono splendidissime nel suo metodo: un profondo spirito di osservazione congiunto ad una potenza straordinaria nell'indurre, ed una perseveranza invincibile e serena. Che il Darwin sapesse scrutare per entro ai fenomeni della natura e distinguere in ogni fatto la parte fondamentale da ciò che è solamente accessorio, o, per dirla colle scuole filosofiche e sotto un significato puramente relativo, la sostanza dalla modalità, è provato dall'ampiezza delle sue indagini non mai raggiunta da alcun altro pensatore, se ne togli forse Aristotele fra gli antichi, e dalla novità delle sue investigazioni originali. Questa superiorità del Darwin come osservatore e come interprete dei fenomeni naturali si palesa in particolar modo in quei territori della scienza che egli ebbe agio di percorrere più a lungo, e dove ogni suo passo lasciò orme imperiture, facendo sgorgare quasi per miracolo dal suolo, che pareva arido od esausto, una quantità strabocchevole di fatti e di leggi nuove. Io non dirò dei rapporti che il suo genio seppe scoprire fra i fatti già posseduti dalla scienza: la teoria dell'elezione ci stupisce, appunto per ciò che essa si è fabbricata con materiali vecchi, che tutti avevano sotto mano senza comprenderne il valore.


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Carlo Darwin
di Enrico Morselli
pagine 83

   





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