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      Si può rilevare infatti una palese indulgenza di lui verso i peccati di sessualità. Questo noi già vediamo avvenire fin dal Canto V per il modo simpatico con cui dipinge gli amanti adulteri Paolo e Francesca; ma ancora più nel Purgatorio il cui girone VII è destinato a purgare le anime dei lussuriosi sebbene questo peccato figuri teologicamente fra i sette mortali. La infedeltà coniugale ed il cedere alla carne sembra che lo muovano più a pietà che a severità di giudizio: bisogna però che il peccato non sia accompagnato da inferiorità preumana dell'istinto cioè da bestialità nè artificio a danno dell'altrui buona fede cioè da frode.
      È curioso e significativo notare che nel Purgatorio quando nel Canto XXVI Dante fa l'elogio della castità egli prenda ad esempio e le associ in maniera un po' eterodossa Maria Vergine e la Dea Diana quella per ottemperare alla sua fede Cristiana questa perchè cacciando il curioso Elice che l'andava spiando nuda nel bagno gli porgeva il destro di fare omaggio al paganesimo. Pur degno di nota è che nel girone VII i penitenti vanno intorno vantando le laudi della continenza ma il canto è interrotto dai caldi baci che si dànno tra loro le schiere dei giranti in tondo ciò che significherebbe una indulgenza tipica verso questa espressione dell'istinto d'amore. Nè basta ancora: per mostrarci come il Poeta avesse una completa conoscenza del problema sessuale eccolo dividere i lussuriosi del Purgatorio in due categorie quelli secondo natura e quelli contro natura; di questi ultimi però già l'Inferno possedeva in Brunetto Latini il rappresentante più punito sebbene dubbio.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





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