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      Progresso o ritorno atavico?
      Bisogna però rilevare che in Europa, da prima la Giurisprudenza, poi la stessa Medicina ufficiale si sono mostrate, in maggioranza, poco favorevoli all’adozione del principio eutanatistico. In un suo ottimo volume sull’Omicidio-Suicidio, dove viene incidentalmente toccato il nostro tema, Enrico Ferri, fino dal 1884, rammentava parecchi casi di uccisione pietosa caduti sotto il giudizio di Tribunali e Corti francesi durante la prima metà del secolo scorso, e quasi sempre giudicati severamente. Un solo esempio di indulgenza giudiziaria riguarda quel colonnello Combes che sul campo di battaglia (non è detto quale), diede una pistolettata ad un suo commilitone ferito mortalmente e quivi abbandonato, che lo pregava di por termine alle sue sofferenze; il caso viene citato dal giurista Dalloz nel suo celebre "Répertoire", in quanto il Tribunale assolse l’impietosito soldato; ma ciò non implica, per le circostanze particolari del fatto, del momento, delle persone, nonchè per la competenza giurisdizionale, la accettazione giuridica dell’atto omicida. Sta invece che il Ferri ci dà notizia di altri casi, questa volta di borghesi, ben diversamente giudicati, ma nei quali però alla mente dei magistrati non pare si sia presentato in tutta la sua valorizzazione etico-giuridica il principio attualmente discusso dell’eutanasia. Un caso, del 1815, concerne certa Caterina Lemillier, che aveva procurato il veleno al marito, ridotto a disperazione da malattia incurabile; l’altro, del 1816, relativo a certo Lefloch, che aveva ucciso un amico dietro l’espressa sua richiesta e per sola compassione.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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