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      Il fidanzato, che ne era amantissimo, non tollerando più di vederla tanto soffrire, e sentito dal medico che era perduta ogni speranza, pensò di finirla; e armatosi di rivoltella la sera del 31 dicembre 1919 si fece accanto al suo letto, e mentre essa era assopita, quasi comatosa, le tirò un colpo alla testa; ma il colpo, forse per l’agitazione del giovane, lì per lì non riescì mortale e solo valse a sfregiarle una guancia, ad asportarle un dente e a fissarle la pallottola nella mascella. Il giovane però tentò anch’egli di uccidersi subito colla stessa arma, ma pur esso rimase leggermente ferito e si diede alla fuga. Il 6 gennaio 1920 la Giacomini moriva in modo naturale della sua etisia; ma prima di spirare disse che perdonava l’atto folle al fidanzato. Alle Assisie di Vercelli, nel maggio 1920, il Brignoli trovava benevolo il Giurì che, dopo la eloquente difesa dell’on. avvocato Caron, votò per la tesi assolutiva della involontarietà [?] dell’atto delittuoso dovuto a passionalità. Non fu pertanto prospettata la scusante dell’omicidio per compassione.
      I casi di America e di Francia hanno sollevato in quegli anni molto scalpore ravvivando la questione dell’eutanasia. Il ceto medico di Chicago protestò contro il troppo compiacente collega che aveva finito quel bimbo sfortunato; ma tuttavia quegli trovò difensori calorosi fra medici, sociologi e giuristi, così da iniziarsi un movimento per ottenere una riforma delle Leggi a tale riguardo. Anche in Francia i giornali hanno discusso il problema, e la discussione si allargò anche da noi sulla stampa periodica per merito di Lino Ferriani e dell’Ughetti.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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