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      Noi lasciamo vivere e proteggiamo per spirito detto di "filantropia" e con cento svariate Istituzioni, tutti gli elementi più nocivi al benessere, alla sanità, al vigore morale della collettività; noi, che abbiamo tanta cura di perfezionare le altre creature viventi (però, osservo io, per il bene ed il comodo nostro, non già a vantaggio delle specie che abbiamo addomesticato e che coltiviamo), non provvediamo poi a migliorare noi stessi. Eppure, avremmo il mezzo di sostituire alla lenta e stentata selezione naturale, cui vietiamo quasi in tal modo ogni efficacia, una selezione sociale più rapida, più sicura, più razionale; basterebbe porre per principio assoluto della nostra organizzazione civile questo principio: "Perchè vi sia reale Progresso, conviene che l’individualità umana sia schiacciata dalla Società umana". Da questo principio gli eugenisti ad oltranza traggono una inesorabile ma logica conclusione.
      Ogni individuo anormale, scrive Richet, non può essere considerato come un riproduttore atto alla procreazione di una prole sana; dunque deve essere spietatamente rigettato. Anormali i deboli, i deformi; anormali anche quelli che portano in sè una debolezza morale grave, come i criminali e i maniaci; anormali, quelli che una imbecillità intellettuale incurabile mette senza alcuna contestazione al di sotto della media degli uomini..... Se dunque esistono, fisicamente e psichicamente, di questi anormali, noi senza falso pudore dobbiamo scartarli dall’Umanità futura... Questi abbozzi di Umanità, questi prodotti disgraziati, condannati in sè e nei loro discendenti ad essere sempre dei rifiuti, questi poveri aborti, dotati di difetti fisici o di tare mentali, non possono inspirare che pietà, disgusto, avversione.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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