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      A prescindere dallo scopo umanissimo di far terminare prima dell’ora quei patimenti, vi sarebbe nella eutanasia anche un fine utilitario; anzi, secondo taluni, esso dovrebbe primeggiare, in quanto quella massa di invalidi non rappresenta più alcun valore nè per le famiglie nè per la collettività, e questa non ne ha che un gravame parassitario dovuto alle spese per ricoverarli ed assisterli. Specialmente si prospetta un siffatto provvedimento di risparmio di fronte al sempre più grosso dispendio che le nazioni civili si sono a poco a poco accollate per il mantenimento dei pazzi cronici.
      Dati impressionanti sono presentati dagli eugenisti a dimostrazione dell’aumento incessante di codesto onere ed in favore della loro tesi eliminatoria ed... economica. Ne darò qualche esempio.
      Per la Germania citerò la statistica compilata da Grotjahn (Soziale Pathologie, Berlino, 1912), anteriore bensì alla Guerra, ma egualmente espressiva. Sopra ogni 100.000 abitanti egli calcolava che vi fossero 300 pazzi, 150 epilettici, 200 ubbriaconi emeriti, 180 frenastenici e deboli di mente, 90 fra ciechi e sordi-nati, 10 criminali abituali (detenuti), 70 minorenni diggià criminali o bisognosi di custodia, 500 tubercolosi avverati in primo stadio, 10 malati ereditarii e psicopatici (ritengo che la proporzione sia troppo piccola!), 60 vagabondi, 200 storpî e deformi; insomma, aggiungendovi le classi parassitarie dei mendicanti, dei cronici, ecc., ecc., egli arrivava alla cifra di 2250 persone di bassissimo o nullo valore sociale, anzi pericolose alla salute pubblica.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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