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      E non per falso pregiudizio, nè sempre per dispregio alla Medicina vi sono quelli che insistono sulla possibilità, se non sulla frequenza, di deplorevoli errori di fronte ad una "morte apparente", o, come meglio diceva Claudio Bernard, ad una "vita latente".
      È vero, dunque, che per rarissima eccezione ci può capitare uno di quei casi in cui è ancora possibile la reviviscenza. Questo evento fu narrato più volte, e la Mistica se ne giova pei suoi fini. Possiamo distinguerli in due gruppi: quelli delle malattie organiche comuni, e quelli delle malattie del sistema nervoso. Figurano nel primo le forme asfittiche del coléra e di altre malattie infettive; le forti perdite di sangue in persone deboli o gravemente ferite; le profuse emorragie delle donne per parti laboriosi e con placenta previa; gli avvelenamenti con gaz irrespirabili o per narcotici, oppio, cloroformio, veronale, morfina e simili; certe azioni violente di annegamento, strangolamento e impiccagione; le intense commozioni con forte scuotimento del corpo, come si son viste nell’ultima guerra; l’asfissia dei neonati per distocia, ecc. Appartengono al secondo gruppo, in primissima fila, l’isterismo, che ha occasionato nei tempi passati e anche adesso occasiona le più spettacolose risurrezioni, massime sotto lo stimolo di riti religiosi; poi l’epilessia, la eclampsia, la catalessi, la demenza precoce catatonica, i deliquii per eccessiva stanchezza muscolare, e certe intensissime emozioni fra cui primeggia lo spavento. Ma quando accortamente si informi sui precedenti del caso e sappia definire la causa di quell’apparente stato di morte, il medico prudente avrà quasi sempre modo di scampare al rischio di rilasciare un’attestazione o affermazione intempestiva.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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