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      E già si son visti dei mali dichiarati insoffribili e incurabili, che hanno ceduto all’ipnosi: si vede ogni giorno la suggestione medica fare sparire paralisi con contratture di natura pitiatica, eppure penosissime; purchè al malato si alleviino le sofferenze, il còmpito del medico è raggiunto. Può essere che in un dato caso, anzi nel più dei casi, il momento della liberazione suggestiva non venga mai; ma nessuno ha il diritto di giudicare impossibile la guarigione di certi mali "cronici", la cui natura spesso ci è affatto sconosciuta, e ai quali sarebbe imprudente applicare il principio della "buona morte".
      E in quanto agli infermi di mente, ripensando che oltre ai tormentosissimi stati di melancolia ansiosa e di delirio persecutorio con intense allucinazioni cenestesiche e sensoriali, dove l’Eutanasia avrebbe scopo definitivamente "analgesico", essa si dovrebbe estendere a scopo utilitario su tutti gli individui colpiti da apsichia congenita o caduti in annichilamento demenziale, io chieggo quale sarebbe in tali casi la posizione della Psichiatria clinica; ha dessa dati infallibili per dichiarare "inguaribili" tutte le vesanie passate apparentemente a cronicità? Per nulla affatto! Anche qui, è vero, la stragrande maggioranza dei casi di pazzia prolungantesi per anni e decenni non lascia l’alienista perplesso: ad una data fase della sua evoluzione la demenza diventa irrimediabile, massime nelle forme precoci, senili, arteriosclerotiche, paralitiche, encefalomalaciche, epilettiche, ed anche nella maggioranza delle alcooliche e amenziali.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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