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      Ma parliamo più concretamente. Forse che, prescindendo pure dal loro contributo biologico alla conservazione della Vita, i vecchi e gli impotenti sono da considerare soltanto quale materia o scoria bruta e di puro onere al corpo sociale? Io non vorrei esprimere il dubbio che anche sotto il pietoso pretesto di privarli di una esistenza che sarebbe per essi soltanto una pena, non si nascondessero altri motivi di puro interesse, come presso quei selvaggi che accoppano i loro genitori e parenti quando sono diventati improduttivi per la debole economia della tribù o del clan. L’Umanità non può avere progredito stentatamente durante migliaia di secoli verso la luce di Civiltà per finire col risuscitare queste usanze dei tempi primitivi o per imitarle dai Boscimani; troppa è la residua barbarie in mezzo a noi, come la Guerra immane ha dimostrato e come la irrequieta Pace vien dimostrando, perchè si riagiti davanti alla coscienza collettiva il preconcetto atavico della superfluità di date categorie di esseri umani.
      Il rispetto alla vecchiaia ha costituito uno dei più fattivi progressi morali; e per quanto ogni nuova generazione, nello spiegare le sue tendenze ed attività, incontri sempre qualche ostacolo nello spirito conservatore dei vecchi (ne sentiamo oggigiorno fare aperta doglianza dai "nostri giovani"), sta il fatto storico e sociologico innegabile che la saggezza acquistata dagli anziani ha bene spesso valso a rendere più solida la compagine sociale, difendendola contro le intempestive impulsività dei meno provetti.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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