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      Ogni alienista, che intenda ed eserciti coscienziosamente il suo nobile ufficio di "medico dell’anima", e non solo del corpo dei proprî ammalati, può vantarsi di essere talvolta riuscito in quest’opera di redenzione del pazzo, di riabilitazione della pazzia.
      Anche rispetto agli alienati cronici, dementi ed idioti ritenuti irreparabilmente perduti, non esistono pertanto criterî infallibili per un giudizio di "inutilità" assoluta, di dannosità perenne. Che se, dopo ciò, qualcuno si ostinasse ancora ad esigere la rigorosa applicazione del principio utilitario ai pazzi cronici veramente e definitivamente inadatti o inadattabili a qualsiasi forma di convivenza sociale, e perciò inutili e pericolosi ad un tempo, il loro numero reale, pur dipendendo in massima parte dalle imperfette condizioni della attuale Assistenza sanitaria, sarebbe sempre così piccolo in raffronto alla cifra di quelli in qualche modo utilizzabili, che sorgerebbe istintiva la domanda se proprio, per un tanto esiguo benefizio arrecato alla Pubblica Economia, valga la pena di sconvolgere addirittura tutta intera la base della nostra coscienza etico-giuridica.
     
     
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      Scarso valore psicologico del "consenso".
     
      Fino ad ora la letteratura giuridica sulla Eutanasia è assai povera; quella sociologica ed eugenetica, alquanto più copiosa, si limita ad affermare la opportunità di una selezione artificiale anche in seno alla specie umana e proclama la necessità di modificare le nostre concezioni sul diritto individuale.


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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