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      Debbo dire che fra i mezzi di selezione umana esaminati sotto tutti gli aspetti, consigliati e propugnati dagli eugenisti, la soppressione violenta, alla spartana, degli individui dannosi o inutili mediante un qualsiasi metodo di eutanasia, figura soltanto come una possibilità molto remota, come un provvedimento estremo da porre in vista qualora i mezzi, o meno violenti come la sterilizzazione artificiale dei degenerati, o del tutto incruenti, come la inibizione delle loro unioni sessuali, non raggiungessero lo scopo di arrestare l’innegabile, attuale progresso delle cause morbigene e degenerogene suscettibili d’essere messe sotto il "controllo sociale", e dalle quali si trovano gravemente minacciate la salute e la sorte futura dei popoli civili.
      La misura spartana, di cui Plutarco ci dà ragguaglio, risale all’epoca quasi protostorica quando ancora vigeva la regola assoluta che l’individuo era nulla rispetto al clan, alla tribù, alla città. Licurgo, che visse e legiferò 400 anni prima di Platone e forse gli fornì qualche spunto per la sua Repubblica ideale, divinò genialmente il principio dell’Igiene della razza, ma non risulta accertato che i suoi concittadini abbiano adottato quel costume se non nei primordi del loro sviluppo in Civiltà. Perciò, anche il Lenz, cotanto autorevole in Igiene della razza, non ha molta simpatia per l’eutanasia a scopo eugenistico, tanto più che egli la vede applicabile soltanto agli idioti ed ai soggetti deformi più gravi: "Per la igiene della razza, egli scrive, l’eutanasia non ha grande importanza, poichè essa non può prendere in considerazione se non individui improprii alla riproduzione; si tratta, tutt’al più, di farne una questione umanitaria, liberando degli infelici dalla loro sventuratissima esistenza". Ma il problema eugenistico è immensamente più vasto!


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L'uccisione pietosa (L'eutanasia)
In rapporto alla Medicina alla Morale ed all'eugenica
di Enrico Morselli
Editore Bocca Torino
1928 pagine 230

   





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