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      Ed essa è per ciascun di noi la iniziatrice dell'avvenire.»
      In questi concetti scaturiti da una gran mente e da un gran cuore, voi leggete che cosa esser debba la donna nella famiglia secondo il divino concetto; ma tale non potrà essere veramente che quando ella sarà estimata e coltivata: se non quando l'educazione e la stima le avranno data la coscienza di ciò che da lei esige la natura, che l'ha con tanto studio elaborata. Ella non sarà l'angelo della famiglia e dell'umanità se non quando e l'umanità e l'individuo la vorranno aver tale, sacrificando all'interesse di tutte le generazioni la vanità del dispotismo brutale, dello antifilosofico esclusivismo...
     
      ... Ora, in tutta la serie da noi citata dei costumi piú o meno selvaggi, certo noi non abbiamo riscontrata la famiglia, co' suoi affetti, co' suoi legami piú dal sentimento voluti, che non esatti dalla forza delle leggi. Tutti i costumi da noi fin qui percorsi, non ci parlano che della patria e della marital potestà, d'una monarchia insomma, nella quale i doveri dei sudditi si riducono a sforzarsi di piacere al despota, e i diritti di questo a volgere al miglior utile proprio le persone, che da lui dipendono, e l'opera loro.
      Certo i costumi dei popoli d'Occidente sono ben lungi da quelle esorbitanze, che troviamo presso le selvagge nazioni ed in tutta l'antichità, ma sono egualmente ben lungi dallo effettuare fra l'uomo e la donna quella eguaglianza di diritti, che sola può dare ai loro rapporti quella soavità di relazione, che stabilisce la mutua confidenza e la reciproca fiducia.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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