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      !! (Lettrici mie, non ve ne impressionate troppo!)
      Leggo Michelet ed a traverso torrenti di poesia e di sentimento, in un impeto d'amore per la donna egli, la vede fatta dall'uomo e per l'uomo. Dolente di vederla sofferente e malata (la donna di Michelet è sempre malata), egli vede la necessità d'isolarla, di custodirla, di medicarla. Bambina, non conoscerà che le sue poppattole; maritata, non vedrà che il marito ed i figli; vedova, gl'infermi e gli orfanelli. E di coltura? Non se ne parla. Il sapere la invecchia. E di lavoro? Nessuno. Si romperebbe tutta. D'altronde la manutenzione della cosa, tocca al proprietario della cosa. E di funzioni? Non ne è questione. La donna di Michelet, è una donna che adora suo marito, che è fatta da lui, che vive per lui, per lui solo, e che finisce poi probabilmente per morire di congestione al cuore in seguito ad una serie di emozioni tenere troppo frequenti.
      Bisogna confessare che, se l'uomo è egoista, lo è poi anche senza nessuna velleità, e di tutto cuore! Non v'è altro commento possibile a siffatte teorie.
      Ora, sia che si neghi alla donna ogni funzione, sia che le si assegni un lavoro, ella fu sempre fin qui in balía dei capricci d'ogni filosofo, il quale le dà, o le toglie, la eleva, o la abbassa, la invita o la respinge in base al tipo ideale che ciascun di loro se ne forma. Ma al dí che corre deve la filosofia aver capito, che la soluzione di un problema sociale non può essere nella testa d'un uomo, ma se ne sta latente nella natura, la quale non potrà mai rivelarsi fino a che sarà interrogata coll'animo preoccupato da pregiudizii o da interessi veri o supposti.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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