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      Sono manufatturieri che seducono le loro compagne d'industria, sono proprietarii e direttori di fabbrica che minacciano il rinvio alla giovine che loro non si abbandona e che, atterrita dal lurido spettro del digiuno, cede, ed è poi messa alla porta; sono padroni che scacciano dalle loro case giovinette disonorate, le quali trovano poi chiuse in faccia tutte le porte e tutti i volti atteggiati a dispregio; e l'impossibilità di onesta sussistenza le fa pendere dubbiose e tremanti fra l'infamia ed il suicidio.
      Ed invero, privata la donna del diritto industriale, chiusele davanti tutte le professioni, ridotta a vivere di poche industrie di infima retribuzione, ella è completamente alla discrezione di chi possa fornirle un po' di lavoro...
     
      ... Ha dessa la società un bricciolo di quel sentimento d'equità e di giustizia di cui pur mena tanto scalpore, quando, mentre propugna per l'uomo libertà, e domanda assiduamente attività di commercio, circolazione di danaro, dilatazione del diritto, e freme e scalpita se l'ombra sola d'un dispotismo mostra di volerlo ledere in qualche parte, si fa poi lecito di menar colpi da orbo attraverso alla donna che, dopo avere con ogni sacrificio ed entusiasmo favoreggiato tutte le libertà, cerca ora la sua?
      Avendo la donna al par dell'uomo speciali attitudini, ha al par dell'uomo altresí diritto di svilupparle ed applicarle; questo c'insegna il principio del diritto ingenito. Vi ha diritto perché, avendo diritto al lavoro, in lei sola sta la scelta del suo lavoro; vi ha diritto perché praticamente e realmente ella lavora e produce; e nella industria e nel commercio, e nelle arti e nello insegnamento ella trovasi già su larga scala, e spiega a quest'ora delle attitudini, che si avrebbe forse avuto, non ha molto tempo, prurito di negarle.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272